La Dimora
Nel corso dell'800 e nel contesto milanese in particolare, si realizzano numerosi restauri di edifici e si interviene nelle ristrutturazioni adattando architetture già preesistenti al nuovo gusto dell'epoca
Sul finire del secolo si sviluppa inoltre una cultura antiquaria che mira alla conoscenza e alla raccolta dei reperti antichi, sulla base dei medesimi principi che avevano ispirato le importanti raccolte d'arte della nobiltà tardo-neoclassica, procedendo anche oltre, in termini critici, e utilizzando tali reperti anche al di fuori di una logica museale moderna.
In questo fiorente ambito culturale, si inseriscono figure come quelle della nobile famiglia Giuseppe e Fausto Bagatti Valsecchi che, nelle loro dimore, intervennero con un linguaggio eclettico, decorativo e architettonico, fatto di integrazioni di antichi reperti ed elementi originari, recuperati e contestualizzati nelle loro abitazioni, cittadine o di villeggiatura.
E proprio a quest'ultima tipologia abitativa appartiene la villa varedese.
L'edificio fu costruito dagli architetti Bagatti Valsecchi nel 1878 sulla pianta di una cascina già esistente dal 1721.
La famiglia milanese si trasferì in questa campagna per sfuggire alla peste a partire dal 1523.
La costruzione si sviluppa all'interno di un rigoglioso parco.
Il corpo centrale (settecentesco) a un solo piano, viene ampliato dai Bagatti con la costruzione di due ali laterali e il rialzo di un piano: quest'ultimo sovrastato da una loggia (baltresca) realizzata dai Bagatti nel 1882 utilizzando le colonnine recuperate della torre campanaria del chiostro milanese di San Erasmo, di epoca quattrocentesca.
L’edificio di circa 800mq ha un corpo compatto e regolare, senza ali laterali e con andamento a “strati” salienti e sovrapposti; a est è unito tramite un porticato aperto, a una dependance, all'epoca a uso foresteria, a sua volta collegata da un lungo camminamento coperto, alle scuderie e rimesse confinanti con la portineria e, in seguito, con le case coloniche e le serre.
Si tratta quindi di un’aggregazione di più edifici, tra loro distinti e indipendenti, ma legati da una linea continua di percorsi e di sequenze concatenate.
Un insieme queste che, seppure di espressione sobria e composta, si discosta dall’irreprensibile riproposizione “dell’Arte del passato” con cui il Moretti qualificava l’opera dei Bagatti Valsecchi.
Nei loro interventi i fratelli Bagatti, si sono mantenuti fedeli a un’immagine di barocco-barocchetto lombardo che si esprime con compostezza e parsimonia negli esterni, ma si dispiega invece con maggior agio e importanza negli ambienti interni.